Continuiamo con fierezza,la partnership informativa settimanale, con l’avvocato partenopeo ma di origine cilentana, Laura Avella, membro dell’associazione di promozione storico-culturale ViviCilento ed editorialista della famosa rivista ebolitana “Il Saggio”, fondata nel 1988 dal Cavaliere Giuseppe Barra.
Quest’oggi la nostra collaboratrice, che come si intravede dai su io oramai copiosi articoli è una personalità del mondo culturale molto impegnata nelle analisi antropologiche,discetta del mondo delle “professioni e dei mestieri”, in specie in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo cagionato dalla conclamata crisi pandemica del coronavirus; un climax socio-economico che non avremmo immaginato di vivere invero, neanche nei migliori romanzi o film ad oggetto distopico.
Pertanto ringraziamo ancora una volta come associazione Comunicare, l’avvocato Laura Avella, per aver tanto in considerazione il nostro magazine e gli articoli quivi editati.
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Ogni mattina con la pioggia e con il sole il primo pensiero è non far tardi al lavoro.
La sveglia scadenza il tempo e inesorabile suona fino a quando una mano, con tocco pesante, si abbatte sul pulsante perché non ripeta l’ennesimo trillo.
Case grandi o case piccole, accade sempre che qualcuno occupi il bagno e come un filmato dell’indimenticabile Charlie Chaplin del cinema muto, con tante corsette si cerca di assemblare il puzzle: la colazione in piedi, il cagnolino che non lascia le scarpe, la borsa, il cellulare che puntualmente non è stato caricato perchéla stanchezza della sera precedente ha impedito di ricordarsi di caricarlo.
Chissà come sarà la giornata? Almeno si spera che parta con il piede giusto.
La camicia ben stirata, il camice pulito, il cappello con le pieghe eil grembiule, la toga, la collana e la cravatta, la macchinafotografica, il distintivo del bar sul gilet pulito, il block notes, iltubo porta lucidi con tutti i disegni del progetto, le chiavi delnegozio, il nuovo cartello per l’attività appena registrata.
Tutto in ordine e tutto pronto, si riparte per laquotidianità fuori di casa, immersi nel traffico della città o nel più serenoborgo.
“Che “caos” sull’autostrada! Sarei dovuta partire prima!”Questo è il proposito quotidiano mai mantenuto.
“Che folla nel metrò!”Peccato aver perso la precedente corsa, da lontanosembrava meno pieno, pazienza, meglio esseresaliti che andare a piedi mentre il cielo promette piaggia.
“Quando passerà questo benedetto pullman?”Si fa attendere da un’ora e il ritardo maturato preoccupal’impiegata al solo pensiero del rimprovero che riceverà dal burbero titolare.
Un mare dipersone si muove ogni mattina, chi parte e chi arriva e quante volte si è sognato di vincere il primo premio della lotteria per partire per mari tropicali.
Suona la sveglia perché, fiducioso in un obbligatorio alzarsi, nessuno ha staccato il timer, ma ogni mattino nessuno la spegne e lei continua, inutilmente, a suonare fin quando non si interrompe il meccanismo; chissà sarà stanca anche lei perché nessunol’ascolta e si sente un inutile oggetto sul comodino.“Corri che è tardi” diceva il Bianconiglioad Alice nel paese delleMeraviglie mentre la trascinava a più non posso in un magico e strano mondo:un mondo strano come quello che ora si vede in giro.Il primo giorno di pandemia restare a casa era sembrata una giornata di festa: “Ma che bella novità!” pensava l’indaffarato avvocato, “E quandosi tornerà a scuola!”pensava la maestra. Il fabbro era preoccupato per le consegne da fare. Il calzolaio aveva promesso a una giovane cliente che le avrebbe sistemato iltacco 10 pur avendola rimproverata bonariamente che a quell’età lecalzature da donna non sono un toccasana per un giovane piedino:tante altre scarpe erano in lista per essere sistemate, forse un segno chei tempi stavano già cambiando, un rigoroso ritorno al mantenimento delle cose e non unpiù uno sfrenato consumismo. La saracinesca della boutique non si alza da moltemattine, il vestitoda ritirare dopo l’aggiusto dell’orlo e rimasto in negozio appeso alla gruccia, e dalla tintoria non può essere consegnato ilgiubbino con le borchie con il quale la studentessa avrebbe fatto furore tra le amiche discuola. In strada non si sente più il profumo del caffè: diquell’aroma rimane solo un ricordo. I capelli di lei e la barba di lui? Che problema gestirli a casa.Che peccato non potersi ritrovare al lumedi candela per festeggiare l’anniversario in quel ristorantino inriva al mare, dove sbocciò l’amore e dove di volta in volta sono statifesteggiati tanti compleanni: ora tutto solo in videochiamata. Non ci sonopiù gli scatti del fotografo professionista, non ci sono neppure i matrimoni né altri sacramentida celebrare, lewedding sono tutte ferme a elaborare tanti sogni nelcassetto che non sanno se e quando potranno riproporli ai propri clienti.La bomboniera solidale, il bouquet all’amica zitella che aspetta disaltare più in alto e non di saltare un altro anno senza l’anima gemella.Non una lista di nozze néun regalo, solo acquisti online, e lanonnina non comprende cosa accade nel palazzo quandovede recapitare dei pacchi in ogni appartamento e poi,riposti nel bidone della carta,nota le carte usate per gli imballi di quei pezzi:tutti acquisti giovanili,solo uno é quello di una pentola per una mamma sempre più impegnata ai fornelli.Tutti, quando escono, sembra vogliano urlare attraverso le mascherine asfissianti e intanto nella speranza di essere riconosciuti, fissano le persone al di sopra della benda.Il mercato economico crolla e la gente non ha più parametri.Più che un girotondo dei mestieri, come la canzoncina dei bambini che invocano cantando cosa serve e chi lo può fare, è un girotondo senza fine sperando di non cadere giù per terra e non rialzarsi più.Si é sempre detto che la vita è quella che decidi, e ora? Ora non più, il virus ha cambiato le identità, ci si chiede ogni volta chi siamo come i personaggi della favolafanno con Alice.Eppure tutto può ancora cambiare e un giorno, quando la sveglia suonerà, a quel suono scatteremo dal letto come tanti soldatini diretti al proprio consueto vivere: prima lo speravamo senza crederci, adesso la speranza si sta rivestendo di una quasi certezza.Forse dubbiosi ci guardiamo in giro e tra noi non osiamo chiederci quel che vorremmo sapere: perché sappiamo che nessuno ci darà certezze. Però occorre riprendere per mano la vita senza scoraggiarsi e avvilirsi e, piano piano riprendersi il tempo per ritrovare la felicità, senza pensare in negativo alle cose negative accadute ma facendone tesoro per ritrovarci (o diventare) persone diverse.I giorni passano e la sveglia suona perché è stata ricaricata anche la speranza diriprendere presto la via di uscita. Che strano! E bello anche il traffico in autostrada e l’affollamento della metropolitana o il ritardo del pullman non sono più motivo di stress. Giorni, settimane e anche mesi sono trascorsi tra la paura e la speranza, e sempre tra il distanziamento tra le file ovunque fosse aperto.E un mattino la sveglia ha ripreso afarsi sentire: per alcuni e non per tutti. La scuola ancora da casa, le udienze telematiche,il caffè e la pizza da asporto e non al banco.Chissà forse domani verrà il turno per tutte le professioni e tutti i mestieri.‘Oportetsemper sperare’ dicevano i saggi romani.E allora: avanti sveglia suona più forte e tu Bianconiglioriprendi per mano Alice e trascinala nel mondo che si risveglia dall’incubo.Laura Avella
(Laura Avella)
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