Praticanti avvocati, si alza il livello dello scontro
L’associazione Unione Praticanti (Upavv) ha infatti annunciato lo stato
di agitazione dopo settimane di silenzio da parte delle istituzioni.
Come è ben noto, la vicenda legata ai giovani praticanti, si trova in
uno stato di impasse dal quale sembra difficile o quasi impossibile
uscire, almeno nel breve periodo. Sono circa 25 mila infatti, i giovani
aspiranti avvocati che nel mese di dicembre hanno sostenuto la prima
prova scritta, dopo i canonici 18 mesi di pratica (consuetudinariamente)
non retribuita, requisito fondamentale per accedere all’esame. Una tre
giorni in cui si chiede ai candidati di svolgere elaborati a tema, sulle
tre principali branche del diritto.
Ma purtroppo, se una volta sostenuto l’esame scritto, i loro colleghi
degli anni precedenti potevano intravedere la luce in fondo al tortuoso
tunnel che li avrebbe portati alla abilitazione professionale e quindi
di fatto all’inizio della carriera (tralasciando il fatto che le
commissioni stanno ancora terminando le sessioni orali relative al
2018), per la classe 2019, la pandemia Covid rappresenta veramente la
pietra tombale per moltissimi praticanti che dovranno rinunciare al
sogno di una vita, ciò per il quale loro stessi e le proprie famiglie
avevano puntato da anni.
La correzione dei compiti, che sarebbe dovuta iniziare a febbraio, è stata infatti sospesa a causa della pandemia e
la mancanza di una soluzione valida, idonea e concreta per ovviare a
tale problematica, comporta un’ingiustizia sociale senza precedenti.
“Noi praticanti – spiegano da Upavv – ci troviamo in una condizione
drammatica e nessuno ci da ascolto. La correzione degli scritti da
remoto è un’ipotesi irricevibile, perché non consente la giusta
attuazione dei criteri valutativi e le lungaggini procedurali
porterebbero a terminare la stessa in tempistiche indefinibili. Senza
contare che poi ci sarà anche da sostenere gli orali. Noi, come
associazione, abbiamo elaborato diverse proposte come l’abilitazione de
plano, attuata peraltro nei confronti di altre categorie professionali,
o il passaggio diretto all’orale.
Ma nessuna di queste sembra trovare accoglimento”. “Abbiamo svolto gli
scritti ab illo tempore – proseguono da Upavv – sono passati già 5
mesi, ma come categoria sembriamo invisibili alle istituzioni
competenti.
Nessuno ad oggi, ha dato ascolto alle nostre richieste. Se il Ministro
Bonafede ed il Governo continueranno a non dare risposte, saremo
costretti ad azioni eclatanti e a scendere in piazza a tutela dei nostri
diritti, in primis quello al lavoro, che, giova ricordare, risulta
essere costituzionalmente garantito”.
(Immagine di copertina tratta da wikiveliero)