È quanto emerge dal primo studio dell’Osservatorio nazionale Acli sui Redditi delle Famiglie, nato dalla collaborazione con il CAF Acli che ha processato in forma anonima i dati reali di un panel di dichiarazioni dei redditi statisticamente rappresentativo. Quello compreso tra il 2019 e il 2021 è stato un triennio “nero” per le famiglie italiane, con un impatto significativo sui redditi dei nuclei e un sensibile indebolimento del ceto medio. Donne con meno di 40 anni e con un figlio. Sono loro ad aver pagato di più la crisi economica legata al Covid: in tre anni hanno perso il 35% del loro reddito. MLo studio ha analizzato lo stato di salute delle famiglie italiane prima e dopo il Covid per capire come la pandemia abbia influenzato la disponibilità di reddito e le scelte di spesa. L’ analisi si basa su un panel di 974.000 dichiarazioni dei redditi, in forma anonima, effettuate presso il Caf Acli negli anni 2019, 2020 e 2021. Il panel preso in considerazione è stato suddiviso in quintili di reddito equivalente e comparato in questi tre anni.
Chi ha perso reddito
Con il Covid nel periodo 2019-2021, un terzo dei contribuenti (326mila persone) ha avuto un aumento del reddito, i restanti due terzi (611mila contribuenti) ha, invece, visto il proprio reddito diminuire. Tra coloro che hanno subito una diminuzione, la metà ha avuto una perdita poco significativa (sino a 410 euro nel biennio), un altro 2,5% ha perso sino a 1.200 euro.
Meno 35% di reddito in 3 anni
Il 3,6% del panel ha perso oltre il 35% del reddito: la perdita ha un valore mediano di 6.200 euro, con il primo 25% di cittadini che ha visto svanire in tre anni sino a 3.700 euro e l’ ultimo 25% che ha avuto una contrazione superiore a 10.000 euro. Sono per lo più lavoratori a basso reddito che a causa della crisi sanitaria ed economica sono stati licenziati o hanno subito un deciso ridimensionamento del proprio impegno nel mercato del lavoro. Il profilo anagrafico rivela che il 30,9% ha meno di 40 anni e che il 66,6% sono donne con almeno un figlio.
L’ impatto sulle detrazioni
Lo studio ha monitorato l’impatto che hanno alcune spese dichiarate nel modello 730 sui nuclei familiari: dalle prestazioni sanitarie alla previdenza, dal mutuo per la casa alle spese per i bambini. Tutte le spese prese in considerazione sono calate tra il 2019 e il 2020 in considerazione del lockdown. Nel 2021, invece, le spese sanitarie hanno subito un vero e proprio rimbalzo, aumentando di livello mediano rispetto al 2019, segno di una possibile medicalizzazione del disagio o della ripresa di troppe visite mediche rinviate. Le spese per interessi sui mutui abitativi sono calate anche nel 2021, in considerazione di un assetto legislativo che ha messo in sicurezza la possibile insolvenza dei mutuatari anche oltre il lockdown. Infine, le spese scolastiche hanno avuto un rimbalzo positivo nel 2021, ma inferiore ai livelli del 2019.
«Questa ricerca condotta a livello nazionale – spiega Gianluca Mastrovito, Presidente CAF Acli Salerno, la riproporremo con medesima cura rigorosa, in provincia di Salerno per cogliere a partire dai dati reali in nostro possesso, una fotografia nitida dello stato di salute delle famiglie. Strumento che offriremo alla politica ed altri stakeholder per contribuire ad elaborare insieme interventi “sartoriali” sulle politiche di welfare territoriali. Il nostro compito è quello di ascoltare le persone e questo ascolto cerca di cucire quegli strappi che ci sono nella società ma lo stesso ago che usiamo per cucire, deve fare anche da pungolo per chi governa. Da questa nostra ricerca emerge che chi stava bene prima del Covid, oggi possiede più ricchezza mentre chi non aveva molto, oggi ha ancora di meno. Per questo c’ è bisogno di politiche di welfare nuove e più mirate».