(FOTO TRATTA DA “LA REPUBBLICA”)
Dai detenuti della casa di reclusione Sant’angelo dei Lombardi
Contrada selvatica, 1, 83054 (Av)
Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.
Sant’Angelo dei Lombardi 01/04/2020
Ill.mo Sig. Presidente,
siamo i detenuti della casa di reclusione Sant’Angelo dei Lombardi (Av).
Abbiamo ascoltato il suo messaggio a favore dei detenuti, ci auguriamo che presto lei faccia qualcosa per noi, sollecitando chi di competenza; quindi anche in termini di politica penitenziaria e penale.
Viviamo nel totale silenzio ed indifferenza, ora più che mai.
Ci riferiamo all’enorme scarto che esiste tra il cosiddetto “SENTIRE COMUNE” e il “PATRIMONIO COMUNE DI VALORI” dettati dalla nostra COSTITUZIONE, valori culturali prima che giuridici.
Il senso di umanità delle pene, il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, la rieducazione, il rispetto della dignità, che secondo noi è un super valore, uno di quelli che non può essere bilanciato con altri, questo non trova alcun riscontro nella cultura dominante e diffusa.
Oggi che forse più che mai, ogni cittadino italiano sto provando sulla sua pelle cosa vuol dire essere rinchiuso (seppur in casa propria), non per una pena, ma a causa di un virus che ha provocato in Italia più vittime che in tutto il mondo.
Vi chiediamo se dobbiamo accettare questo dato passivamente, aspettando che prima o poi il corona virus (covid-19) si diffonda in modo totale nelle carceri, provocando vittime e panico anche qui.
Siamo circa 61.000 detenuti, a fronte di 50.000 posti nelle 190 strutture italiane.
Un sovraffollamento di 11.000 e più, di uomini, donne e anche bambini. Il ministro della Giustizia, Bonafede, ha messo sul tavolo un decreto (pubblicato sulla G.U. il 17 marzo 2020) legge che prevedrebbe la scarcerazione di circa 3.000 detenuti; e i restanti 58.000?
É palese che il ministro si trovi in difficoltà in questo periodo storico delicatissimo.
Nei giorni scorsi si è espresso il C.S.M. (consiglio superiore della magistratura) dicendo che il decreto è inefficace.
Chiediamo ad alta voce il suo intervento Sig. Presidente poiché qua dentro non abbiamo né i mezzi né attrezzature idonee per poterci difendere. Lei sa che siamo in una condizione in cui, non formare assembramenti è pressoché impossibile “basti guardare le celle”; nonostante la prima regola per combattere il covid-19 sia questa.
La nostra richiesta non è l’applicazione dell’impossibile, ma l’applicazione di misure alternative alla detenzione (come la detenzione domiciliare allargata ad una platea più ampia) prevista dal nostro ordinamento penitenziario, eliminando un po’ di burocrazia che rallenta inevitabilmente la procedura vitale di tutto.
Lo chiediamo a lei responsabilmente: sappiamo che il suo mandato costituzionale è rispettoso dei diritti del detenuto.
Noi siamo chiamati all’autodeterminazione e alla responsabilizzazione, vogliamo dialogare con l’esterno attraverso una cultura radicata del carcere e dei diritti.
Auspichiamo che lei Presidente non si fermi di fronte ad una cultura allarmistica e pessimistica.
Congedandoci con profonda dignità le porgiamo i nostri distinti saluti.
P.s. Ci siamo adoperati per una raccolta fondi tra noi detenuti, a favore dell’ospedale di Ariano Irpino (AV) dove un focolaio di covid-19 ha fatto scattare la quarantena per gli abitanti. Inoltre siamo disposti in gran numero a donazioni di sangue per tutti coloro che, date le restrizioni imposte giustamente dal governo, hanno comunque bisogno di trasfusioni. In ultimo ci teniamo a sottolineare che questo istituto è dotato di una sartoria, convertita per l’emergenza a produzione di mascherine facciali.