Anche questa settimana riceviamo e volentieri pubblichiamo, un’analisi socio-economica di Laura Avella, oramai divenuta nostra stabile collaboratrice, la quale sta lasciando un segno positivo nel palinsesto del Magazine e come sempre la verbosa disamina, riguarderà purtroppo i nefasti riverberi derivati dalla crisi del Covid-19 e la prolungata quarantena.
Nell’odierna domenica infatti, saranno trattati dall’editorialista: il comparto ambulante e le Fiere campionarie, settori mercantile storici quanto strategici della nostra economia.
Una disamina redatta come ogniqualvolta, con dovizia e giustezza da Laura Avella, rinomato avvocato partenopeo di origine cilentana (Perdifumo), ma specialmente un’attiva articolista della casa editrice “Il Saggio” e parimenti dell’omonima storica rivista di Eboli.
L’avvocato Avella è presente da tempo anche nel mondo culturale cilentano, infatti riveste il ruolo autorevole di componente di ViviCilento, associazione a caratura provinciale che promuove il territorio e le migliori tradizioni del Cilento.
BUONA LETTURA!
(Laura Avella)
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“LA FIERA E GLI AMBULANTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS”
Da quando il mondo esiste, il tempo scorre scandito dal vociare , spesso incomprensibile di un vagabondo , che senza soldi in tasca, ma tanti chilometri in spalla ci invita ad affacciarci alla finestra.
Una città o un paese, si animano alle prime luci dell’alba i vicoletti , le strade le piazze diventano un’occasione di incontri festosi.
Il progresso non ha cambiato gli effetti folkloristici, di un mondo parallelo alle attività .
Chissà cosa avrebbe pensato oggi l’antico greco passando per l’agorà e non trovando il tipico mercato, ed il romano nel percorrere velocemente il Forum passando per il macellum.
La vita prima del covid 19 non aveva subito allineamenti negli anni neppure le trasformazioni sociali, le diverse forme di acquisto online tanto in voga, avevano cambiato la semplicità delle costumanze .
Tanti gli ambulanti, gli antichi con le tuniche i più moderni con i camici, tanti i prodotti genuini portati dalle loro terre e con orgoglio esibiti alla massaia. Molti si sforzavano di apparire ingenui per accattivare l’utente , chi gridava che chiamava per attirare l’attenzione e, chi aspettava che il bambino si avvicinasse per convincere la madre a sostare accanto alla merce.
Voci e vociare identificative del prodotto, ognuno a suo modo lo decantava .
La strada è una palestra e non ci sono gare, ma solo a volte una mano da sfamare.
La vedi la nonna che tardi arriva , ma non per noia o per stanchezza, ma per pudore , i soldi non bastano che poche ore. Aspetta che tutti si allontanino un poco, per poi dire che basterebbe poco per fare una zuppa di avanzi di cavoli sparsi .
Il luogo diventa memoria, il mestiere incarna una storia.
C’è la pioggia o il sole , ma è sempre un giorno di festa . La singola panca o tante intorno il mercato è vita quasi ogni giorno.
Allora pensa l’ambulante lo spazio ci stà la gente potrebbe tornare a comprare . Un pezzo fine e pregiato un poco scheggiato, ma chissà quanta storia si cela in uno scrigno di antica memoria.
Oppure un vestito, con l’orlo scucito chissà come mai è finito nel gruppo di stracci che pure sono venduti. La mamma accorta lo prende convinta, la figlia felice avrà la sua festa, non occorre avere tanti soldi per un sorriso. Un desiderio, un’abitudine un giro ed un altro , non è un paradiso ma ogni panca una sorpresa, un’ultima offerta e finisce la spesa.
Alla fiera dell’est si attese il Signore che uccise l’angelo della morte .
Ora grida di rabbia l’ambulante sfida la sorte di uomo senza una terra e senza una casa, rivendica la piazza che lo aspetta .
Ritorna con gioia ed ironia alla fine della pandemia, e svegliaci pure prima del canto del gallo.
Laura Avella