La verità sulla questione meridionale nello spettacolo amaramente ironico tratto dal saggio di Pino Aprile. Dalle cronache
locali delle battaglie fra piemontesi e Borbonici attraverso 160 anni di verità taciute, la ‘controstoria’ dell’Unità d’Italia spiega
le reali ragioni della questione meridionale. Spettacolo per narratore e musiche, tratto dall’omonimo saggio di Pino Aprile.
“Ciao! Io sono il Nord” “Ciao! Io sono il Sud” l’incontro fra le due metà d’Italia è evidentemente uno scontro fra due mondi lontani, due realtà che procedono a velocità diverse e forse anche in direzioni diverse. L’elenco dei luoghi comuni sui
meridionali è lungo e fa sorridere anche, perché in parte è veritiero, ma non è questo il punto. Il punto è capire il perché di questa distanza ormai oggettivamente abissale. E proprio in questo 160° anno dall’Unità d’Italia si deve constatare che il
grande squilibrio trova origine appunto in una “mala-unità”.
Questi sono i presupposti su cui si basa lo spettacolo di Roberto D’Alessandro e il libro di Pino Aprile da cui questo è tratto.
Un excursus attentamente documentato attraverso la storia d’Italia, non quella proposta dai libri di scuola, ma quella taciuta dalla storiografia ufficiale. Una “controstoria” fatta di saccheggi, stupri, repressioni di ingiustificata violenza e lunghi anni di scientifico sfruttamento economico da parte di un Nord che fonda la propria ricchezza sulla povertà del un Sud. E l’amara, inevitabile conclusione è che la questione meridionale, chiaramente, rimane un problema insoluto da 160 anni solo perché non lo si è voluto risolvere. Lo spettacolo parte dunque da un saggio frutto di studi e ricerche documentaristiche, ma lungi dall’essere didascalico
racconta con il sorriso e la leggerezza di un’ironia che si ostina ad emergere, grandi tragedie umane e sociali. Sono le cronache ottocentesche di una guerra, quella dei Piemontesi al Regno Borbonico, che fu più di invasione che di liberazione;
sono le storie di cosiddetti briganti che altro non erano se non contadini trasformati dagli eventi in soldati della resistenza; sono i terribili resoconti di soprusi e violenze subiti in silenzio, non ultima la condanna all’esodo di milioni di meridionali che
purtroppo continua tutt’oggi. Ad accompagnare malinconicamente la narrazione di questa “idea nuova che si nutre di verità”, un coro di ballate e canzoni popolari. Musiche scritte da Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo ed eseguite da MARIANO PERRELLA, indispensabile cassa di risonanza emotiva a cotanto materiale. Spettacolo abilmente giocato sul filo di sentimenti contrastanti, sotto i quali la rabbia serpeggia e cresce nell’elencare l’infinita lista delle vessazioni subite, fino all’ultimo tentativo di truffa ai danni del sud, perpetrato nei nostri giorni: il federalismo fiscale e l’Europa unita. E’ tempo per l’Italia di affrontare il riconoscimento delle ragioni storiche, culturali e soprattutto economiche della questione meridionale, ma è soprattutto auspicabile un momento in cui l’Italia sappia fare i conti con il proprio passato per essere
libera di creare un futuro altrimenti negato. E magari anche per comprendere le migrazioni odierne di altri popoli mediterranei. Ma forse è chiedere troppo.
Roberto D’Alessandro, autore-attore-regista, nato a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza e cresciuto artisticamente a Roma alla scuola di Gigi Proietti, Testimonial del comitato NO LOMBROSO che tenta da anni di far chiudere il museo Lombroso di Torino nel quale vengono ancora esposti i crani dei cosiddetti briganti meridionali che dimostrerebbero la natura del delinquente naturale, aberrazione della scienza e inaccettabile opera di propaganda antimeridionale, porta in scena il libro best-seller di Pino Aprile, TERRONI la vera storia della disunità d’Italia. Un’ondata meridionalista sta agitando gli intellettuali Italiani, sia in Italia che nel resto del mondo. TERRONI la vera storia dell’unità d’Italia – Teatro Canzone, Roberto D’Alessandro che cura anche l’adattamento teatrale e la regia in scena con MICHELE ALBINI. L’allestimento scenico di Clara Surro, regista assistente Paolo Orlandelli, ufficio stampa Maria Fabbricatore, costumi sono curati da Salvatore Argenio e Annamaria Pisapia.