“IL RAPPORTO CON LA VITA DEI GIOVANI DI OGGI”: DI MARIAGRAZIA TOSCANO
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“IL RAPPORTO CON LA VITA DEI GIOVANI DI OGGI”: DI MARIAGRAZIA TOSCANO

Conosci veramente te stesso? Ubriachi di emozioni
Per diventare qualcuno nella vita è fondamentale conoscersi, rendersi cioè
veramente conto delle proprie possibilità, dei propri valori morali ed intellettuali ed
anche delle proprie debolezze e dei propri errori.
Soltanto questa approfondita conoscenza ci può indicare ed illuminare il cammino
da percorrere nella nostra esistenza, rivelarci qualità importanti proprie della nostra
natura che resterebbero, se sconosciute, latenti ed inoperose, rischiando poi di
atrofizzarsi del tutto, senza azione ed espressione di sorta. La scoperta del nostro io
profondo rappresenta quindi, un risultato della nostra vera e propria saggezza.
Bisogna all’inizio essere leali, di quella lealtà cristallina la cui giusta luce ci guida
infallibilmente nel nostro percorso di ricerca ed esplorazione, entrando poi in campo
un particolare intuito preposto a tranquillizzarci sulle possibilità d’impiego e
successo che hanno o non le attitudini da noi rintracciate, scoperte, prima di
scattare in noi la volontà di metterci alla prova con le nostre energie ed una dose
abbondante di perseveranza e fiducia in noi stessi. Così si plasma la nostra
personalità.
Non è giunto a penetrare se stesso profondamente nel suo io interiore, chi
paragonandosi al suo prossimo, preda del proprio orgoglio, dichiara la propria
superiorità con un certo accecamento dello stesso che spegne in lui quei germi di
spiritualità che domani potrebbero, crescendo, formare un patrimonio inviolabile di
virtù ed umanità.
Essa è una mancanza di sincerità, una forma di debolezza, una smisurata e
pericolosa indulgenza nei confronti delle nostre carenze per cui, come insegna il
Vangelo, siamo ben disposti a vedere la pagliuzza nell’occhio del nostro vicino e non
la trave nel nostro.
Riconoscere le proprie lacune, è già un principio di grande saggezza, una
dimostrazione di energia morale, lì dove ci vuole tanta forza e coraggio a
riconoscerle. Ma siamo sicuri che con questo abito morale e mentale, se tra i difetti
riusciremo solo a scorgere pure qualche piccola qualità ed avremo la prontezza di
valorizzarla e coltivarla come fa il contadino quando ha scelto una semente che
subito sparge in un fertile terreno, difendendola una volta germogliata dalle erbe
cattive, ci procureremo così il tanto sospirato risultato di un buon raccolto.

Così con questa singolare coltivazione delle nostre energie, paragonandoci al vicino
potremo finalmente gioire di avere qualche cosa di positivo da contrapporre ai suoi
meriti e non avremo più né l’orgoglio e né l’invidia che c’inquina lo sguardo senza
tralasciare la gelosia che ci rode come un tarlo il cuore. Saremo tutti una famiglia
esemplare, con i propri pregi e difetti, con tanto di maggiore capacità di giudizio.
Nella storia dell’uomo sono sempre esistiti riti d’iniziazione, prove rischiose tramite
cui il giovane ottiene progressivamente la sicurezza di se stesso. In passato erano
prove ginniche, religiose e culturali, come per esempio l’esame di maturità che
richiedeva periodi di studio estenuanti per affrontarlo!
Questi riti sono stati progressivamente sminuiti, in modo che il giovane diventa
adulto senza mai essersi cimentato con problemi e rischi che mettono in luce le sue
reali capacità.
Le prove che la società gli ha maternamente sottratto (in realtà per interessi spesso
poco materni), il ragazzo se le reinventa come può, magari guidando l’auto a
velocità sostenuta, attraversando fiumi in piena, ecc., modi spesso stupidi e quasi
sempre distruttivi che sostituiscono il rischio ritualizzato e tutelato in passato dalla
stessa società.
Oggi come ieri i giovani tentano di esprimere un comportamento eroico: si tratta ora
di capire quale tipo di “eroe” sta nascendo in rapporto a questo tipo di società,
molto competitiva e fondata sul successo dell’avere anziché dell’essere.
L’adolescenza, intesa non come quella fisiologica ma quella che dura finchè una
persona non diventa autonoma ed in grado di gestire la propria vita, è una specie di
gravidanza sociale durante cui la società consente trasgressioni ma non di
affermarsi. Di conseguenza, in chi sta in quel limbo, si crea un bisogno di
protagonismo che non potendo esprimersi in un’attività produttiva, trova sfogo in
gesti il cui scopo è quello di dimostrare coraggio, tanto maggiore quanto maggiore è
il rischio della morte.
Questa società sta producendo fra i giovani la figura di un “eroe” che conduce una
vita normalissima, ma sente il bisogno di azioni pseudo eroiche ovvero prive di senso
e con un rischio elevato, lì dove in passato si cercava di regolare le modalità
attraverso cui l’eroe si esprimeva, tramite la quantità di regole imposte nel
medioevo ai tornei cavallereschi. Oggi, invece, non esiste una regolamentazione del

comportamento giovanile: i giovani sono lasciati inattivi, abbandonati alla loro
adolescenza prolungata.
Insomma, la verità è che non potendo essere protagonisti, diventano pseudo eroi
cioè protagonisti fuori dalla norma.
Quando dicesi: “Specchio dei tempi moderni!”.
Da sempre l’adolescenza è sinonimo d’irrequietezza, insofferenza, inquietudine e
smania di crescere, pure a costo di bruciare le tappe. L’aspirazione a diventare in
fretta o meglio, ad essere riconosciuti come adulti, il desiderio di sperimentare
emozioni forti ed avventure sempre più stimolanti e trasgressive sollecitano i più
giovani a vivere ad alta velocità, ad ubriacarsi di esperienze e sensazioni, sovente
senza avere neppure il tempo di digerirle e metabolizzarle.
Sì, quasi come se fossero incapaci di assaporarle e distinguerne il gusto, tra il dolce e
lo stuzzicante, preferendo piuttosto, centrifugare il tutto in un enorme frullatore ed
ingurgitare la vita in un unico sorso.
Continuamente inebriati dalla ricerca di un divertimento ad ogni costo, ubriachi di
emozioni intense ma fragili e passeggere, gli adolescenti odierni, spesso imitando i
loro amici più grandi, passano tranquillamente dall’aperitivo pre-serata consumato
distrattamente in qualche bar all’ultima moda, alla serata in discoteca vissuta
all’insegna dell’ipnosi di gruppo e dello sballo, all’estremo tentativo post-serata di
prolungare ancora per qualche istante la messa in scena dell’effimero e destinata a
ripetersi sempre allo stesso modo, come da copione!
Nessuno stupore, quindi, se l’altra faccia dell’inquietudine adolescenziale è la noia, lì
dove le giovani generazioni sembrano spesso annoiate, intorpidite, apatiche ed
incapaci di spirito d’iniziativa e di divertimento puro nel godere di una convivialità
appagante, gustando pienamente la vita con i suoi vari sapori.
Eppure, dietro questa maschera d’indifferenza ed abulìa, sovente si cela un’indicibile
sete di senso ed autenticità, nel desiderare qualcosa di più, che vada oltre la
scontata ed indolente tarantella delle serate trascorse in discoteca, della ricerca di
un piacere del tutto rincorso ed agognato, ma mai assaporato in profondità.
Ed allora spetta agli adulti, sfruttando la loro stessa esperienza, incoraggiare i più
giovani a coltivare una disponibilità al pieno godimento della vita; insegnando loro,

con l’esempio prima ancora che con gli ammonimenti, a gustarne ogni piccolo sorso
ed a centellinarne il nettare, invece di trangugiarlo con foga ed assuefazione.
Soltanto così “i giovani virgulti” riusciranno ad approdare ad una consapevole
accettazione degli alti e bassi immancabili della vita, decisamente utili e formativi,
riuscendo a trovare una via di uscita dal “tunnel” angusto ed avvilente di un
divertimento prolungato nell’intento d’imparare a far tesoro di tutti i momenti della
vita, belli e brutti, invece di rassegnarsi a vivere “di momenti tristemente
divertenti”.
Ci saranno sempre nella vita la gioia delle piccole conquiste e delle grandi speranze
tenute insieme dalla solidarietà reciproca, in cui s’intrecciano vittorie e sconfitte,
nascite e morti, amori e dolori riuscendo a distinguere su ciò che conta veramente in
mezzo a tanta paccottiglia che si svende quotidianamente nel mercato delle comuni
illusioni e del piacere, ridotto ormai ad un miserabile sballo occasionale o al degrado
totale di qualunque forma di rispetto ed amore per la vita.
E non basta assistere impotenti alla dissipazione dell’etica. Con il principio del bene
e del vero sta venendo meno anche il senso del bello, lì dove rispetto al mondo
passato, questa società non riesce neppure a praticare il senso dell’utile che almeno
serve ad andare avanti, sia pure navigando a vista ed in solitaria!